La floretina di mele e fragole ricostituisce la mielina degli
assoni
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno XIX – 12 novembre 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
La floretina,
un flavonoide presente in abbondanti quantità in mele e fragole, di cui si conosceva
la capacità di ridurre la neuroinfiammazione inducendo i fagociti a virare
verso un fenotipo antinfiammatorio, è stata studiata da Tess Dierckx e numerosi colleghi coordinati da Jerome J. A. Hendriks nella prospettiva di accertare ulteriori proprietà
nel quadro degli studi sui processi di ricostituzione della guaina mielinica
dopo lesioni da malattie demielinizzanti.
È noto che le
espressioni progressive delle malattie demielinizzanti, e prima fra tutte la sclerosi
multipla (SM), riflettono l’incremento e l’accumulo di danni e perdita
degli assoni causati da neuroinfiammazione e demielinizzazione. La possibilità di
favorire i processi di ricostituzione della mielina – aspetto nevralgico della
ricerca terapeutica sulla SM – senza produrre effetti indesiderati, costituisce
un obiettivo ancora non raggiunto, anche se molti farmaci candidati sono stati
sperimentati. Tess Dierckx, Jerome J. A. Hendriks e tutti i loro colleghi hanno fornito evidenze in
modelli in vivo ed ex vivo della capacità della floretina di
stimolare la maturazione cellulare di precursori degli oligodendrociti, in tal
modo accrescendo i processi di rimielinizzazione.
(Dierckx T. et al.,
Phloretin enhances remyelination by stimulating oligodendrocyte precursor cell
differentiation. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead
of print doi: 10.1073/pnas.2120393119,
2022).
La provenienza degli autori è la seguente: Department
of Immunology and Infection, Biomedical Research Institute, Hasselt University,
Diepenbeek (Belgio); Department
of Chemestry, Laboratory for Biomolecular Modelling
and Design, Catholic University of Leuven, Heverlee (Belgio); Research Station for Fruit Cultivation, Sint-Truiden (Belgio); Department
of Biosystems, Catholic University of Leuven, Heverlee
(Belgio).
Si ricorda che
lo studio neuroscientifico dei flavonoidi ha ormai una lunga tradizione e si fa
risalire, come si legge in Cibo e Cervello: Realtà e Miti[1], a quando
il chimico Ronald Prior e il neuroscienziato James
Joseph, misurando il potere antiossidante e terapeutico di vari cibi, vollero
sottoporre a verifica sperimentale l’idea che una dieta ricca di sostanze
antiossidanti, come quelle contenute in frutta e verdura, potesse migliorare le
funzioni cerebrali. Verificato il miglioramento prestazionale di ratti nutriti
con spinaci, mirtilli e fragole e, considerato che la classe principale di
composti comuni a frutta e verdura è quella dei flavonoidi, avviarono la
ricerca sui possibili meccanismi molecolari dell’azione sulle cellule nervose.
Vediamo in breve la caratterizzazione biochimica di
questi composti.
I flavonoidi o bioflavonoidi[2] o vitamine P sono composti polifenolici
metaboliti secondari delle piante[3],
caratterizzati dalla frequente funzione pigmentaria (flavus = biondo, giallo)[4] e
da una struttura chimica simile a quella dei flavoni. Sono agenti riducenti in grado di contribuire alla
neutralizzazione dei radicali liberi, responsabili dell’avvio della catena di
reazioni che porta al danno ossidativo. Attualmente sono classificati in flavonoidi (propriamente detti), isoflavonoidi e neoflavonoidi, e si
includono fra questi dei composti polidrossi-polifenolici
non chetonici detti flavanoidi[5]. In
particolare, i flavoni sono considerati come una sottoclasse dei flavonoidi e
distinti in 12 sotto-gruppi[6],
fra i quali vi è quello cui appartengono, ad esempio, i flavanoli contenuti nel cacao[7]. Oltre al
potere antiossidante e al miglioramento dell’efficienza cognitiva, i flavonoidi
hanno poi mostrato proprietà antinfiammatorie.
Identifichiamo chimicamente il flavonoide dello studio
qui recensito.
La floretina o floretolo
[3-(4-idrossifenil)-1-(2,4,6-triidrossifenil)propan-1-one] o di-idronarigenina, con formula bruta C15 H14
O5, è stata estratta da fragole, mele, foglie di melo, albicocche di
Manciuria (Prunus Mandshurica)[8] e
altri vegetali. Tess Dierckx, Jerome J. A. Hendriks e
colleghi avevano in precedenza rilevato e dimostrato che la floretina riduce la
neuroinfiammazione grazie all’induzione di un fenotipo antinfiammatorio nelle
cellule fagocitarie. In questo studio, i ricercatori hanno esplorato una
possibile azione positiva sul processo di rigenerazione della guaina mielinica.
Nella sclerosi
multipla l’evoluzione progressiva si associa a insufficienza o deficit di neoformazione
della mielina dei cilindrassi danneggiati, ma l’esatta ragione del fallimento
dei processi di rigenerazione della guaina assonica in questa malattia non è
stata ancora bene definita. Alcune evidenze recenti indicano che una causa
potrebbe essere un microambiente sottoposto ad un’eccessiva attività
infiammatoria combinato con l’incapacità intrinseca dei precursori degli oligodendrociti
(OPC) di differenziarsi in cellule mature produttrici di mielina.
Dierckx e colleghi
hanno rilevato che la floretina stimola marcatamente la rigenerazione mielinica
in modelli animali di danno demielinizzante ex vivo e in vivo.
La
sperimentazione ha dimostrato che il miglioramento dei processi di
ricostituzione della guaina poteva essere attribuito all’impatto diretto della
floretina sulla maturazione delle OPC e si verificava indipendentemente dall’infiammazione
e dalle alterazioni funzionali della microglia.
In termini di
meccanismo, i ricercatori hanno verificato che la floretina agisce come un diretto
ligando del recettore gamma (fatty acid
sensing nuclear receptor peroxisome
proliferator-activated receptor gamma), in tal
modo promuovendo la maturazione dei precursori degli oligodendrociti.
L’insieme dei
dati emersi da questa sperimentazione, per il cui dettaglio si rinvia al testo
integrale del lavoro originale, indica che la floretina ha un diretto effetto sulla
produzione di mielina e proprietà pro-rigenerative nelle malattie del sistema
nervoso centrale, con implicazioni potenzialmente ampie per lo sviluppo di
strategie terapeutiche e interventi dietologici finalizzati alla riparazione e
ricostituzione del rivestimento assonico nelle patologie demielinizzanti.
L’autrice della nota ringrazia la
dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle
recensioni di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane Richmond
BM&L-12 novembre
2022
________________________________________________________________________________
La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International
Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484,
come organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Giuseppe Perrella, Cibo e
Cervello: Realtà e Miti, p. 4, BM&L-Italia Firenze 2011.
[2] Per sottolineare la loro qualità
di composti naturali, i flavonoidi sono
anche definiti bioflavonoidi,
termine adoperato spesso dai nutrizionisti.
[3] Sono principalmente
idrosolubili, presenti nella pianta come glicosidi e, nella stessa pianta, si
può avere un aglicone in combinazione con glicidi
diversi. Sono stati identificati più di 4000 glicosidi dei flavonoidi e più di 1800
agliconi appartenenti a questa classe.
[4] I flavonoidi sono una delle classi di composti più caratteristiche
delle piante superiori, costituendo i pigmenti fiorali della maggior parte
delle angiosperme, ma danno colore anche ai frutti e alle foglie. Il colore
dipende dal pH: il blu si forma per chelazione con ioni metallici quali quelli
di ferro e alluminio; le antocianine
conferiscono il colore rosso, blu e violetto a frutti e fiori.
[5] Sono anche detti flavan-3-oli o catechine (es.: le pirocatechine del vino rosso), anche se le catechine devono
considerarsi chimicamente come un sotto-gruppo dei flavanoidi.
Le tre classi principali di flavonoidi contengono gruppi chetonici, mentre i flavanoidi non ne contengono.
[6] Antocianine (conferiscono i
colori rosso, blu e violetto a fiori e frutta), Auroni,
Calconi, Diidrocalconi, Flavani, Flavan-3-oli, Flavan-4-oli, Flavan-3-4-dioli, Flavanoni, Flavanoli, Flavoroli, Peltoginoidi.
[7] Note e Notizie 15-11-14 I flavanoli del cioccolato migliorano la cognizione agendo
sul giro dentato.
[8] Descritta da Karl Maximovich nel 1883 come variante dell’albicocca siberiana
(o tibetana), cioè la specie di albicocca più coltivata in tutto il mondo, definita
in binomiale Prunus armeniaca.